Con l’approvazione del Piano generale della mobilità ciclistica, l’Italia è pronta a liberare tutto il suo potenziale
Via libera dalla Conferenza unificata al Piano generale della mobilità ciclistica, tra le principali misure del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, che prevede un finanziamento, già assegnato, pari a 943 milioni di euro, su un valore complessivo di 1,2 miliardi. Il titolo del lancio di agenzia di ieri è accolto da tutti con grande soddisfazione. Non solo, c’è un’autentica riconoscenza per l’esito del lavoro corale portato avanti dalle associazioni, dal ministero e da ANCMA stessa, perché questo documento pone basi solide per fare del nostro Paese una metà primaria per il cicloturismo in Europa e creare opportunità di sviluppo per tutta la filiera collegata all’accoglienza e alla bicicletta.
L’Italia può finalmente liberare tutto il suo potenziale. Al netto del grande lavoro culturale e di regia ancora da intraprendere, questo piano sembra porre uno spartiacque strategico tra il passato e il futuro e segna quel passaggio da una logica di incentivi all’acquisto a una di incentivi all’utilizzo che anche l’industria di riferimento auspicava.
Ma facciamo un passo indietro, perché è necessario rimarcare il grande potenziale cicloturistico italico. E lo facciamo con il supporto della seconda edizione della ricerca “Ecosistema della Bicicletta” realizzata da Banca Ifis, che potete scaricare dal nostro sito www.ancma.news, e che ha affrontato da vicino questo aspetto.
Dallo studio emerge che il nostro Paese può contare su molti percorsi adatti alle due ruote a pedale, per una lunghezza complessiva di svariate migliaia di chilometri. Quasi 5mila sono poi gli operatori dell’accoglienza con un’offerta cicloturistica, mentre si registrano oltre 4.500 alberghi che mettono a disposizione servizi dedicati alla bicicletta. In questo scenario, il Trentino-Alto Adige si dimostra come la regione più matura in termini di offerta turistica, mentre è il Nord-Est la destinazione scelta più frequentemente (32% tra le mete cicloturistiche).
In generale, il Nord guida la classifica dei percorsi ciclabili dove, in sole quattro regioni (Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna), si trova il 54% dei totali.

Cosa manca quindi per consacrare in modo strutturato l’attrattività cicloturistica di un Paese dove, secondo la ricerca di Banca Ifis, 8 milioni di residenti si dichiarano interessati a questo modo di viaggiare (senza contare il potenziale della domanda europea) e dove il 90% degli operatori turistici italiani dichiara di prevedere una crescita dei ricavi da cicloturismo?
Il dito è puntato contro la debolezza e la frammentarietà nei servizi offerti, nel marketing e nella promozione multicanale, nella conoscenza della domanda, nella sicurezza. E contro l’assenza di una cabina di regia che governi l’attuale stato delle ciclovie esistenti, sovente abbandonate oppure non più utilizzabili per il loro scopo. Sarebbe questo un organo da prevedere il più snello possibile a livello nazionale ed eventualmente anche regionale.
Al banco degli imputati siede infine la mancanza di investimenti strutturati. Ci vengono incontro su questo ultimo aspetto le stime incoraggianti di FIAB, secondo cui per ogni euro investito in ciclovie il territorio ne riceve 3,5. Le stesse previsioni indicano che a progetto ultimato ogni chilometro di percorso generi un indotto annuo sulla zona attraversata di 110.000 euro.
Un recente studio ha evidenziato addirittura che ogni chilometro di pista ciclabile nelle già citate province autonome di Trento e Bolzano è in grado di generare, con i servizi e la promozione adeguati, una rendita di circa 338.000 euro annui a fronte di un investimento per chilometro iniziale che va da 300.000 a 500.000 euro.
Numeri che l’allargamento della base di utenti portato dalla diffusione delle eBike può far ulteriormente crescere e che danno una sostanza economica al potenziale giro d’affari che si può creare per la nostra filiera e per i territori, anche in zone lontane dai percorsi del turismo di massa, allungandone la stagione e creando concrete opportunità di sviluppo.
La presenza di ANCMA al tavolo di lavoro per il Piano generale della mobilità ciclistica istituito al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha rappresentato in questa direzione un elemento strategico per l’industria di riferimento.
Il documento, alla cui definizione abbiamo contribuito con FIAB, Legambiente e la Federazione Ciclistica Italiana, è, come detto, uno strumento e efficace e concreto, sia per l’impulso politico impresso dal ministro competente, Enrico Giovannini, che per la dotazione economica resa disponibile per finanziare proprio la realizzazione delle ciclovie turistiche.
Risorse che si aggiungono ai 200 milioni stanziati per lo sviluppo delle ciclovie urbane e che fanno di questo piano uno strumento finalmente utile a dare la spinta giusta al cicloturismo in Italia.