Viaggio all’interno delle disposizioni del ddl Concorrenza e dei suoi potenziali esiti sul mercato delle polizze
Quello del caro assicurazioni è un tema che ha spesso incrociato il cammino delle due ruote. Per lungo tempo il premio assicurativo ha rappresentato il costo accessorio più impegnativo, tale da scoraggiare a volte persino l’acquisto della moto. Poi, la diminuzione degli incidenti stradali ha innescato un cammino virtuoso che ha portato a prezzi più sostenibili. Ora una nuova minaccia oscura l’orizzonte. È contenuta nell’art. 31 del disegno di legge sulla concorrenza, un provvedimento che, come dice il termine, dovrebbe accrescere la competizione tra le imprese a tutto vantaggio dei consumatori, soprattutto in termini di riduzione del costo di beni e servizi. Ma non è così per i motociclisti. Il summenzionato articolo, infatti, estende anche alle imprese assicuratrici con sede legale all’estero il sistema del risarcimento diretto, noto anche come CARD. Il tema è piuttosto tecnico, ma può essere riassunto in questi termini.
Il CARD è un meccanismo di gestione dei sinistri stradali introdotto nel nostro ordinamento nel 2007. Prevede che, in caso di incidente, il danneggiato venga risarcito dalla propria compagnia assicuratrice mentre quest’ultima viene rimborsata dalla compagnia del responsabile del sinistro.
Fin qui tutto bene, al punto che questo sistema ha comportato una significativa riduzione dei tempi di risarcimento, a tutto vantaggio dell’assicurato. Ma il diavolo, si dice, si nasconde nei dettagli, che, nel caso del CARD, sono i rimborsi a forfait. Infatti, il rimborso che la compagnia del danneggiato riceve da quella del responsabile del sinistro, non corrisponde necessariamente all’importo che la prima ha corrisposto al proprio cliente, ma è, appunto, un forfait fisso calcolato sulla base di alcuni parametri.
Se, ad esempio, l’assicurato riceve mille euro dalla propria assicurazione, quest’ultima potrebbe ricevere dalla compagnia del responsabile un importo uguale, superiore o anche inferiore.
Uno studio commissionato da ANCMA all’università LUISS nel 2016 e aggiornato nel 2022, dimostra che l’assicurazione di un motociclista che subisce un incidente riceve, in media, un rimborso a forfait di importo inferiore al risarcimento corrisposto al proprio assicurato.
In altre parole, la compagnia che assicura il motociclista lavorerebbe in perdita se non ribaltasse i maggiori oneri sulla polizza del suo cliente, aumentandogli il premio.
Ancora lo studio LUISS, evidenzia che i costi dei sinistri di cui si deve far carico la compagnia assicuratrice all’interno del sistema CARD, sono superiori del 30% rispetto a quelli che sosterrebbe se operasse al di fuori del CARD. In altre parole, il risarcimento diretto comporta degli “oneri di sistema” che le assicurazioni compensano aumentando i costi delle polizze motociclistiche.

Per queste ragioni da diversi anni molti motociclisti (erano 140 mila nel 2019, oggi sono più di 500 mila), hanno scelto di assicurarsi al di fuori del CARD, affidandosi a compagnie che, per il fatto di avere la loro sede legale all’estero, non sono tenute ad applicare il risarcimento diretto.
Se l’art. 31 del ddl Concorrenza venisse approvato così com’è, gli impatti per loro sarebbero molto pesanti, con aumenti medi del premio che si aggirerebbero attorno all’80% o anche superiori in alcuni contesti territoriali.
Che cosa fare a questo punto? Confindustria ANCMA è stata audita dalla Commissione Industria del Senato, dall’Autorita’ Garante per la Concorrenza e il Mercato, ha avviato un serrato confronto con l’IVASS, l’istituto di vigilanza delle assicurazioni, e con il Ministero dello Sviluppo Economico, competente in materia assicurativa.
Serve una modifica all’art. 31 per salvaguardare i tanti motociclisti che hanno scelto di assicurarsi al di fuori del CARD e, in prospettiva, una riforma dell’intero sistema per eliminare alla radice le distorsioni che danneggiano il nostro settore.
Abbiamo avanzato alcune proposte e stiamo interloquendo con le istituzioni, consapevoli che non sarà facile arrivare alla meta perché le assicurazioni, che nel 2007 erano contrarie all’introduzione del risarcimento diretto, ormai hanno adeguato procedure e gestione e non sono più motivate a cambiare di nuovo tutto.
Inoltre, il settore delle due ruote è l’unico a subire così pesantemente gli effetti perversi del rimborso a forfait, mentre per gli altri settori il sistema nel suo complesso funziona.
Una cosa è certa: non è ammissibile, e forse neppure etico, che i motociclisti oggi paghino per gli incidenti che subiscono (di fatto questo è l’effetto del CARD) e non per gli incidenti che provocano, come dovrebbe essere nella logica della responsabilità civile.
Nel frattempo, Draghi incalza per completare le riforme: entro fine luglio sapremo come sarà andata a finire.